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Ci sono progetti che ti portano a rallentare. A respirare l’atmosfera di qualcosa che va oltre il prodotto. A raccontare non solo un packaging, ma un’eredità.
Il lavoro realizzato in collaborazione con Caffè Penazzi è uno di questi. Una collaborazione nata con l’obiettivo di valorizzare la storica torrefazione ferrarese attraverso immagini pensate per il sito, la comunicazione e i social — ma soprattutto, per incarnare visivamente la promessa del marchio.
Torrefazione Penazzi 1926 non è solo una data impressa su un sacchetto. È un punto di partenza narrativo. Da qui ha preso forma un work in progress in continua evoluzione, che ha coinvolto non solo l’aspetto fotografico ma anche il dialogo sul tono, sul ritmo e sull’identità visiva più adatta a trasmettere “la tradizione del passato, la qualità del presente.”
Uno sguardo dietro le quinte: precisione e luce morbida

Nel backstage, documentato attraverso una serie di scatti e video, è visibile l’approccio tecnico e calibrato che accompagna ogni sessione. Il set è stato costruito attorno al prodotto, con fondali monocromatici e tonalità calde ispirate al caffè stesso: terracotta, cioccolato, rame.
La luce, diffusa con modificatori e flash Elinchrom, è pensata per valorizzare la texture naturale del sacchetto kraft, evitando riflessi invadenti ma mantenendo volume e tridimensionalità. Ogni elemento è posizionato con cura, ogni ombra è controllata.

La clessidra: il tempo si fa caffè

Tra le immagini realizzate finora, ce n’è una che più di tutte sintetizza il senso della collaborazione: una clessidra piena di chicchi nella parte superiore e di macinato nella parte inferiore.
Un’immagine che non ha bisogno di parole. I chicchi che cadono lentamente rappresentano il passaggio dal chicco al macinato, dalla materia al piacere. Un omaggio visivo al lavoro del torrefattore, che non è mai istantaneo: è fatto di gesti ripetuti, di attese, di esperienza.
Il tempo non è solo un elemento scenografico: è il protagonista. Ed è proprio questo tempo che Alberto Trabatti, l’anima dietro Torrefazione Penazzi 1926, riesce a rispettare e trasformare, giorno dopo giorno.
La costruzione di questo scatto ha richiesto studio e sperimentazione. Dal bilanciamento della clessidra al posizionamento dei chicchi, fino al controllo preciso delle luci per evitare riflessi sul vetro e mantenere la lettura visiva limpida. Un’immagine apparentemente semplice, ma densa di significato.
Equilibrio tra identità e sperimentazione
Oltre alla fotografia classica da still life, ho pensato ad una parentesi più sperimentale: elementi sospesi, tazzine fluttuanti, movimento congelato. Un modo per interpretare il prodotto con energia e dinamicità, senza tradire la sobrietà e l’autenticità del brand.
Anche in questo caso, la scelta non è casuale. Il movimento visivo, l’illusione della sospensione, suggeriscono il momento in cui il caffè entra in contatto con chi lo beve. È una narrazione visiva che collega il sacchetto alla tazzina, la torrefazione alla quotidianità.

Una collaborazione che lascia il segno
Questo shooting ha rappresentato la conclusione di una fase intensa e stimolante, in cui ho lavorato fianco a fianco con Caffè Penazzi per tradurre in immagini tutta la forza del loro prodotto e della loro storia.
Ogni scatto ha portato con sé una sfida, una riflessione, un confronto costruttivo. Il risultato non è solo una serie di fotografie, ma un racconto visivo coerente e autentico, capace di valorizzare l’identità di un marchio che ha radici profonde e visione contemporanea.
Sono felice di aver preso parte a questo pezzo di percorso, consapevole che ogni collaborazione ben riuscita lascia una traccia — visiva, ma anche relazionale. E mi auguro che in futuro ci saranno nuove occasioni per tornare a lavorare insieme.
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